Scambi sul ponte
PARIGI Tutto è cominciato con uno scatolone di cianfrusaglie, abbandonato dopo un trasloco. Oggetti che hanno ritrovato vita e proprietario con il Grand Don, appuntamento mensile per chi crede che comprare non sia sempre necessario, e che donare e ricevere faccia bene allo spirito. Oltre che al portafoglio
di Bérénice Debras
Foto di Cecilia Garroni Parisi
Sul Pont Marie, a Parigi - tra l'Île Saint-Louis e la Rive Droite - Enzo, un giovanotto robusto, apostrofa i passanti: "Buongiorno, prendete pure qualcosa, non si paga!". Una coppia si allontana in fretta, una ragazza che cammina spedita solleva gli occhi al cielo e attraversa per fuggire il prima possibile. Il gratis fa paura. Altri, più temerari, si avvicinano al parapetto del ponte. Una pipa rotta, dei filtri per la pipa stessa, bigodini, un filtro da caffè color blu cielo. È in mezzo a tesori simili, e bizzarri, che Willye, uno studente messicano di Scienze politiche, ha trovato un libro di diritto costituzionale. "Arriva a proposito, ne avevo bisogno". Mostra poi un cd di Beethoven, scovato tra una pila di abiti. Una sua amica italiana ha messo le mani su due maschere di carta, carine ma leggermente sgualcite. L'idea è nata da una banale storia di trasloco, quando uno scatolone, pieno di paccottiglia che nessuno voleva, è rimasto sul marciapiede a due passi dal ponte. Invece di mettere tutto nella spazzatura, gli amici che avevano traslocato poggiarono gli oggetti sulla balaustra del ponte, e in un battibaleno questi sparirono. "Ci siamo detti che occorreva ritualizzare l'evento", dice Enzo, 30 anni. Così è nato e ha preso vita un sito internet con cui si invitano le persone a venire, a dare e a prendere. Il Grand Don (il Grande Dono) si organizza circa ogni due mesi e mezzo, ma nessuno ne rivendica la paternità. "Non c'è un capo", fa notare Enzo, felicissimo quando altrove sorgono iniziative dello stesso tipo. Sono le tre e mezzo. Sul ponte si sente un freddo umido. Informata da una trasmissione alla radio, la gente è accorsa numerosa, alcuni per approfittarne, altri davvero interessati a dare e condividere. Enzo riprende la sua caccia al dono con i passanti. "Signore, per cortesia, si fermi, è il Grand Don". "Ah, e che idea sarebbe?", domanda l'uomo con il mantello. "Si tratta di condividere e di accettare un regalo". L'uomo ribatte "Ah! No, grazie!", e se ne va. Avrà più fortuna con una signora dai capelli corti e bianchi, accompagnata dalla figlia. "È una trovata insolita, in una società dove tutto si compra. Mi associo!". E si allontana con un innaffiatoio di plastica rossa. "Io mi libero di questo cappello perché non voglio assomigliare a Mobutu! D'accordo, non è vera pelliccia, ma a qualcuno può star meglio". Patricia, 44 anni, fa l'inventario di ciò che ha portato. "Questa borsa di finto coccodrillo apparteneva alla mamma di un musicista, un mio ex. È da signora, io non porto queste cose". Non ha nemmeno finito di dirlo, che la borsa è andata. Rubata? Arraffata? "Peccato, mi sarebbe piaciuto conoscere la persona che l'ha presa", dice Patricia con tono di rimpianto. A pochi metri, Enzo riprende i suoi adescamenti. Mathieu, 20 anni, ha le orecchie coperte da una cuffia che manda rap, ma ci sente ugualmente e quasi si innervosisce: "Non ho bisogno che mi si regali qualcosa: lavoro, e quello che voglio me lo compro!". Più in là, davanti alla sua "bancarella", Bernard parla di una signora che ha preso da lui un libro: Come evitare amore e matrimonio. È una lettura che può salvare una vita, ha detto lui. "Ma evitare l'amore è un peccato", pare gli abbia risposto lei con un filo di voce. Bernard è arrivato con la sua compagna Chantal, iscritta a tutti i movimenti alternativi. "Faccio già parte di un mercatino, è la stessa cosa". Cita Milpot, Mauss, Maizon e Peuplade (siti Internet che promuovono un consumo diverso). Ma la temperatura scende, e i due fanno fagotto. O meglio, lasciano tutto e se ne vanno. Non sempre il Grand Don attira molta gente. Dipende tutto dal tempo, come spiega Grégoire, giornalista e pioniere dell'iniziativa: "L'ultima volta c'era un vento incredibile, volava tutto e faceva anche molto freddo. Eravamo solo in quattro. A volte però siamo in settanta". Grégoire si ricorda delle sue prime volte. "All'inizio chiedevamo alle persone di prendere un solo oggetto, affinché se ne apprezzasse maggiormente il valore. E stavamo lì a discutere sul significato del regalo. Oggi le persone si servono da sole, e si discute un po' meno". Grégoire giocherella con un salvagente blu prima di posarlo. Su un ponte un salvagente può sempre servire, no? Enzo invece ha l'aria insoddisfatta. Crede che siano passati dei predoni, venuti senza essere minimamente interessati allo scambio o alla condivisione. "Si sono serviti, rivolgendoci al massimo una parola". All'orizzonte si scorgono tanti passanti e nemmeno un poliziotto. "Comunque, non facciamo nulla di illegale, perché qui non si vende nulla. Si regala", fa notare Enzo. Per lui, la storia più bella del Grand Don è quella dei quattro monaci arrivati con saio e sandali. Non volevano partecipare: avendo fatto voto di povertà non potevano accettare niente. Si sono allontanati, hanno parlato un momento tra di loro e sono tornati per dirmi: "Sono tre anni che abbiamo tre ciotole, e siamo quattro. Prenderemmo la ciotola, per averne una ciascuno". E se ne sono andati meditando sul senso del regalo. Sul ponte cade la notte, glaciale. Dei calzoncini grigi, non pulitissimi, sono ancora lì, come una giacca in velluto nero. Gli organizzatori mettono via gli oggetti che non hanno trovato nuovi padroni: andranno per il prossimo appuntamento. Quando sarà? Non lo sanno ancora, ora sono a riposo. Per saperlo c'è però un sito: http://granddon.free.fr.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento