
Se penso alla mia prima adolescenza,mi ricordo la sensazione di tante volte in cui tenevo accoccolata sul petto una qualche creatura.Un piccolo essere, della grandezza diciamo di un gatto. Non è un bambino e non è neppure un animale.Non esattamente.E' in parte umano e in parte qualcos'altro.Mi viene in mente una volta, nella casa di Price Road. Devo avere dodici, forse tredici anni. Mi domando cosa sia...uno scoiattolo?..No, non direi. Non riesco a percepirlo chiaramente. Non so neppure di cosa abbia bisogno. So che si affida a me completamente.
Molto dopo aver capito che mi spetta il ruolo del Guardiano, per dar vita a nutrimento a una creatura che è in parte gatto, in parte uomo, e in parte qualcosa di ancora inimmaginabile, che potrebbe essere il risultato di un'unione non consumata per milioni di anni.
(Il Gatto in noi - W. S. Burroughs)

Sotto quella perfetta semplicità,quell'orgoglio di buona razza, si cela un torrente d'amore che penetra tutti i pori: tra lei e un essere che essa ami e stimi corrono indicibili fili che a nessuno è lecito toccare. Guai al consorte che non sapesse rispettare in lei tali indicibili legami, che fosse di cuore così avaro da voler concentrare su di sè tutte quelle simpatie ripartite.Io concepisco il mio rapporto con Lei in questo modo: che è semplicemente mio dovere concederle la libertà di cui la sua natura fantastica,bizzarra, ha bisogno.Ha la natura della grande dama del XVIII° secolo.Soltanto lasciandole la piena libertà si può legarla a sè.



